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L'oratoria secondo Crasso - Cicerone

IN LATINO:

Si quis hunc statuit esse oratorem, qui tantummodo in iure aut in iudiciis possit aut apud populum aut in senatu copiose loqui, tamen huic ipsi multa tribuat et concedat necesse est. Neque enim sine multa pertractatione omnium rerum publicarum neque sine legum moris iuris scientia neque natura hominum incognita ac moribus in iis ipsis rebus satis callide versari et perite potest. Qui autem haec cognoverit, sine quibus ne illa quidem minima in causis quisquam recte tueri potest, quid huic abesse poterit de maximarum rerum scientia? Sin oratoris nihil vis esse nisi composite ornate copiose loqui, quaero id ipsum qui possit adsequi sine scientia quam ei non conceditis? Dicendi enim virtus, nisi ei qui dicet et ea quae dicet percepta sunt, exstare non potest.

IN ITALIANO:

Se qualcuno stabilisce che è un oratore colui che soltanto in questioni legali o in quelle giudiziarie può parlare abbondantemente presso il popolo o davanti al Senato, allora è necessario che si dedichi e si conceda a tutt’altre cose. E infatti non può prestare la sua opera in queste cose in maniera sufficientemente astuta ed accorta senza molto studio di tutte le cose pubbliche, né senza la conoscenza del diritto delle leggi, né avendo nota la natura degli uomini e dei costumi. Chi, invece, avesse conosciuto queste cose senza le quali non può vedere nel modo giusto nemmeno le cose più piccole nelle cause, avrebbe potuto allontanarsi dalla conoscenza delle cose più importanti? Se poi tu desideri che non ti serve niente dell’oratore, se non il parlare con arte, con gusto, abbondantemente, mi chiedo chi possa ottenere questa stessa cosa senza quella conoscenza che non gli concedete? Infatti, la virtù del dire non può sussistere se non sono capite quelle cose che egli dice ed a chi le dice.

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