LATINO:
Infatti, per non parlare di Filippo, che egli, benché lontano, riuscì a far diventare nemico dei Romani, in quel periodo il re più potente di tutti era Antioco. Annibale accese in lui così tanto desiderio di combattere che quello tentò fino dal Mar Rosso di portare le armi in Italia. Essendo giunti da lui degli ambasciatori Romani per sondare le sue intenzioni e per cercare, con oscuri intrighi, di mettere Annibale in cattiva luce nei riguardi del re, come se, corrotto da loro stessi, sentisse qualcosa di diverso da prima. Essi riuscirono nel loro scopo e Annibale, venuto a sapere di questo e dato che aveva visto che era escluso dalle decisioni più segrete, presentatasi l’occasione propizia andò dal re e dopo avergli ricordato con molti episodi la sua lealtà e il suo odio verso i Romani, aggiunse questo: “Mio padre Amilcare – disse – quando ero piccolo, dato che non avevo più di nove anni, partendo per la Spagna come sommo comandante sacrificò delle vittime a Giove Ottimo Massimo. Durante il corso di questa cerimonia, mi chise se volevo partire con lui per la guerra. Dato che accolsi volentieri la proposta e cominciai a chiedergli di non esitare a portarmi con sé, allora lui disse “Lo farò se mi prometterai ciò che ti chiedo”. Allo stesso tempo mi condusse verso l’altare, presso il quale aveva cominciato a fare il sacrificio, e mi ordinò di giurare, facendomi toccare l’altare, che non sarei mai stato in amicizia con i Romani. Prestato questo giuramento a mio padre, l’ho osservato fino ad ora, cosicché nessuno debba dubitare che non sarò dello stesso parere per il resto della mia vita. Perciò se avrai qualche intenzione amichevole verso i Romani, farai bene a tenermi a non farmelo sapere; se al contrario preparerai una guerra, ingannerai te stesso se in questa non mi metterai comandante”.

ITALIANO:
All’età, dunque, che abbiamo detto, egli partì con il padre per la Spagna, dopo la morte del quale, quando Asdrubale venne nominato comandante, comandò tutta la cavalleria. Quando anche questo fu ucciso l’esercito gli affidò il comando supremo. Questa nomina, comunicata a Cartagine, venne ufficialmente approvata. Così, a meno di venticinque anni, Annibale venne eletto comandante supremo, e nei tre anni successivi aggiogò tutti i popoli della Spagna con una guerra, espugnò con la forza Sagunto, città alleata, e allestì tre grandissimi eserciti. Di questi uno ne inviò in Africa, un altro lo lasciò in Spagna con il fratello Asdrubale, il terzo lo condusse con sé in Italia. Oltrepassò la catena dei Pirenei. Qualunque territorio attraversò, combatté con tutti gli abitanti: non lasciò andare nessuno se non vinto. Dopo che arrivò alle Alpi, che dividono l’Italia dalla Gallia, che mai nessuno prima di lui aveva attraversato con un esercito, ad eccezione di Ercole Graio – per questo fatto ancora oggi quella catena è chiamata Graia -, sterminò gli abitanti delle Alpi che cercavano di impedirgli il passaggio, rese praticabili quei luoghi, fece sì che un elefante con tutto l’equipaggiamento potesse passare là dove prima poteva passare un uomo solo senza armi. Per questo itinerario condusse le truppe e giunse in Italia.

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