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IN LATINO
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TRADUZIONE
Teti quando seppe che suo figlio Achille, che aveva avuto da Peleo, fosse andato a combattere a Troia, là sarebbe morto, lo mandò nell’ isola di Sciro presso il re Licomede . Egli mutato nome, lo serviva con vesti femminili tra le figlie vergini. Ma i greci quando vennero a sapere che era nascosto là mandarono presso il re Licomede degli ambasciatori perchè gli chiedessero di mandarlo in aiuto ai greci. Il re, poichè disse che non era presso di lui, diede loro il permesso di cercarlo nella reggia. Poichè non riuscivano a capire chi fosse Achille, Ulisse mise nell’ atrio della reggia dei doni femminili fra i quali una lancia e uno scudo, e subito ordinò che un trombettiere suonasse e che fosse fatto clamore e strepito di armi. Achille chredendo che ci fossero nemici, strappò la veste femminile e afferrò lo scudo e la lancia. Da questo fu riconosciuto e assicurò i suoi servigi e i soldati mirmidoni ai Greci.

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IN LATINO
Achilles, cum mortem Patrocli cognoscit, admodum maestus diu amicum luget. Postea iram in Hectorem, amici interfectorem, et in eius comites vertit: itaque cupidus caedis in pugnam descendere statuit. Troiani, cum vident hostem horrendum aspectu , magno terrore capiuntur, in urbem confugiunt et portas claudunt. Hector solus extra muros manet et Achillem exspectat. Pater eius, Priamus, Troianorum rex, ex altis moenibus filium videt et magna voce dicit: <>. Sed Hector patris preces non audit et dicit: << Cum strenuo viro Graeco pugnare volo, virtute mea eum vincere et patriae nostrae salutem dare >>. Sed cum Achilles accedit, etiam Hectoris animus magno terrore capitur et Troianus dux fugit currens circa muros urbis: Achilles post tergum instat et contumeliosis verbis eum increpat. Tandem Hector consistit, se vertit et clamat: <>.

TRADUZIONE
Achille, quando conosce la morte di Patroclo, piange molto triste l’amico a lungo. Dopo volge l’ira ad Ettore, uccisore dell’amico, e ai suoi compagni: e così desideroso di strage decide di scendere in guerra. I Troiani, quando vedono il nemico nell’orrendo aspetto, vengono presi da un grande terrore, si rifugiano in città e chiudono le porte. Solo Ettore rimane fuori dalle mura e aspetta Achille. Suo padre, Priamo, re dei Troiani, vede il figlio dalle alte mura e dice a grande voce:«Entra in città, Ettore; la madre, la cara moglie, il piccolo figlio e tutti i cittadini ti invocano; se vieni ucciso da Achille, chi può difendere la tua famiglia e la patria?». Ma Ettore non ascolta le preghiere del padre e dice: «Voglio combattere con il valoroso uomo Greco, vincerlo con la mia virtù e dare alla nostra patria la salvezza». Ma quando Achille si avvicina, anche l’animo di Ettore è preso da un grande terrore e il conduttore Troiano fugge correndo attorno le mura della città: Achille incalza alle spalle e lo rimprovera con parole oltraggiose. Infine Ettore si ferma, si volge e grida:«Achille, non voglio più fuggire: il Fato mi induce alla battaglia.

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